Camminando nelle vie delle città, dalle principali a quelle minori, si osserva la presenza di palazzi con facciate di una bellezza sconvolgente, lavorazioni architettoniche di grande raffinatezza, importanti portali di finestre , palazzi costruiti con gusto estetico, e notevole qualità. Quasi tutte queste costruzioni risalgono almeno a un secolo fa. Quando vedo le costruzioni nate nel boom economico, quello degli anni 60 e 70, mi viene già difficile apprezzarle dopo appena 40 anni. Per non parlare della qualità costruttiva, delle strutture, sicuramente peggiori di tutto quello costruito in precedenza.
Oggi, momento storico in cui il settore edile delle nuove costruzioni è praticamente fermo, non possiamo dire che quel poco che si vede possa essere degno di nota. Mi chiede se ottanta o cento anni fa esisteva una maggiore ricchezza (il progresso non doveva migliore la nostra qualità di vita?), o sia cambiato qualcosa in noi, nel modo di vivere le costruzioni, le grandi opere, gli interventi. Non possiamo certo ammettere di avere ereditato dalla generazioni anni 50-70 dei begli esempi, anzi, possiamo dire che la maggior parte di ciò che è nato ha solo rovinato gran parte del nostro patrimonio naturale: giusto per menzionarne qualcuno, l'intensificarsi della privatizzazione degli spazi demaniali estivi con la cementificazione massiccia delle spiagge costringendoci a dover pagare per poter godere di un bagno in mare e di un po' di sole in costume, o ancora palazzine squadrate senza alcun rigore architettonico (parlo della maggioranza, e non di tutto), per non parlare dei famosi ecomostri. Prendo spunto da una famosa scena del film I Cento passi in cui il protagonista Peppino Impastato, racconta all'amico come si stia perdendo sempre di più il senso della bellezza, di come cresca l'abitudine alle brutte cose, di come le nuove generazioni nascendo in un determinato sistema culturale ritengano normale il degrado del patrimonio naturale, estetico, qualitativo e che quindi venga considerata sempre di più come normalità. Penso alla finestre, una volta in legno, lavorate con cura, e tutte quelle in alluminio che hanno invaso le nostre abitazioni certamente meno pregiate. Così come le porte delle stanze, oggi costruite in laminato, un semplice foglio fotografato (un giorno in cantiere ho visto un foglietto attaccato con nastro adesivo su una porta e il proprietario togliendo il foglio, il nastro adesivo ha portato via anche il rivestimento della porta). Non voglio di certo generalizzare, e so che esistono comunque degli interventi interessanti, delle buone qualità manifatturiere, ma sono davvero rare e a prezzi poco accessibili per il cittadino medio.
Il sistema economico finanziario ci ha spinto sempre più a privilegiare i margini di guadagno a scapito della bellezza e della qualità piuttosto che ottenere risultati eccellenti. In fondo è il sistema che lo ha deciso, sono i potenti che hanno scelto di far durare meno la lampadina (le prime lampadine costruite duravano 10 volte tanto quelle di oggi...), e chi è riuscito a tenere duro e a mantenere la qualità nel prodotto, il senso estetico uscendo sul mercato a prezzi sconsideratamente superiori al resto dei concorrenti ne ha avuto ragione (avete presente la famosa mela?).
Ho visto costruzioni di 50 anni fa degradanti e avvilenti situate in posti meravigliosi, prodotti scadenti in case pagate care, acquirenti ignari di tutto quello che è la realtà costruttiva. Forse si sta sempre di più accettando un sistema di bassa qualità, per poter avere di più, senza capire cosa è importante. E rimanere fuori dal sistema è spesso difficile. Non ho la presunzione di conoscere la soluzione, cambiare il corso delle cose, credo solo che si debba cercare di ovviare alla moltitudine di cose senza qualità con le poche, essenziali ma di qualità. Così diventa prioritario tornare a guardare avanti, scegliere in base anche a quello che sarà, perché alla fine e davvero quello che conta veramente